....Un tempo che si era interrotto anni prima, cui mi imponevo di non pensare perché non refluisse il veleno del rancore. Il suo modo distratto e impaziente di ascoltarmi senza guardarmi in faccia e, mentre aspettavo una risposta, di cambiare discorso per parlarmi di sè: un intoppo nel lavoro, un torto subito, l insonnia, un guasto all auto, guadagni scarsi e spese eccessive, ma dove vanno a finire i soldi? Mi rovesciava addosso le sue ansie e subito mi sentivo egoista e colpevole e tutto ciò che avevo detto e pensato mi sembrava futile, insignificante. Non avevo intuito, avevo sottovalutato, non gli ero stata vicina, non gli avevo prestato abbastanza attenzione, l avevo trascurato, non avevo fatto abbastanza, avevo speso troppo, in quale modo avrei potuto risparmiare di più e guadagnare di più? Mi buttavo alla cieca a tranquillizzarlo, non doveva preoccuparsi, tutto si sarebbe aggiustato, ci avrei pensato io, e via a escogitare soluzioni, a sbrogliare matasse, a elargire consolazioni. Mi caricavo sulle spalle l intero universo. Se lui non era contento quanto pretendeva e meritava, ero io ad aver mancato al mio dovere di rendergli la vita piacevole, piana, senza ostacoli e senza conflitti. Io, l onnopitente.
L'idillio minacciava di sgretolarsi e così, accanita e ansiosa, mi mobilitavo per puntellarlo, terrorizzata dalla prospettiva del fallimento. Il mio naturalmente, non il suo o di entrambi. Intanto ingoiavo delusioni e accumulavo risentimento, con sforzi immani per tenerlo a bada.....
Elena Gianini Belotti
1 commento:
difficile commentare ... un saluto off topic
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