venerdì 26 agosto 2016

Ai miei figli. Pagina 116.

Dicono che si può apprezzare realmente un giardino soltanto quando si raggiunge una certa età, e suppongo che ci sia un fondo di verità in questa affermazione. Probabilmente ha a che fare con il grande cerchio della vita. C' è qualcosa di miracoloso nel vedere l' incontenibile ottimismo delle nuove gemme dopo un inverno cupo, una sorta di piacere nel registrare il cambiamento ogni anno, nell' osservare il modo in cui la natura sceglie il mettere in mostra diverse parti del giardino quando sono al massimo del loro splendore. Ci sono stati momenti- quelli in cui il mio matrimonio si è rivelato un po' più affollato di quel che avevo previsto- in cui il mio giardino è stato un rifugio, e altri in cui è stato gioia.
Ma ci sono starti momenti in cui, francamente, è stato fonte di dispiacere. Non c'è nulla di più deludente che creare una nuova bordura e non vederla fiorire, o trovare una fila di splendidi  Allium distrutta nottetempo da qualche subdolo colpevole. Ma anche se mi lamentavo della mancanza di tempo, dello sforzo necessario per prendersene cura e del fatto che le articolazioni protestassero dopo un pomeriggio passato ad estirpare erbacce, o che le unghie non sembrassero mai pulite, nonostante tutto questo, io amavo il mio giardino. Amavo il piacere sensuale di stare all' aria aperta, amavo i suoi profumi, a sensazione della terra sotto le dita, la soddisfazione nel vedere le cose vivere e splendere, prigioniere della loro effimera bellezza