lunedì 5 settembre 2011

La caccia è vicina, l' inverno anche.






Vagava da giorni, forse da settimane,
nelle campagne gelide e squallide del nostro inverno.
Senza acqua, senza neppure trovare pattumiere con qualche avanzo.
Tra stoppie secche che ferivano le zampe consunte dal lungo andare!
Al collo, un cordino sfilacciato, da balla di fieno.
La pelle, piagata, colava pus!
Non ce ne siamo neppure meravigliati: ci è capitato tante altre volte,
ed abbiamo imparato che pazienza ed acqua ossigenata fanno miracoli. . . . .
se non è già troppo tardi.
Abbiamo raccolto un povero ….
straccio, sfinito,
magro da far paura,
ormai rannicchiato immobile a morire tra due solchi di fango indurito.
L'abbiamo sollevato.
Ci ha dedicato un grazie da strapparci le lacrime,
con lo sguardo dei suoi limpidi occhi castani di cane abbandonato da qualche cacciatore che,
ormai, lo giudicava "bocca inutile",
neppure degna di un tozzo di pane.
"Vecchio, non mi servi più, che meriti?
Vattene a crepare di fame lontano".
E prima?
Quando ancora cacciava validamente, naso a terra e tu rivendevi la selvaggina?
Non meritava neppure un collare?
Oppure tu, cacciatore squallido,
glielo hai tolto per non comprarlo al cane nuovo e gli hai stretto al collo la corda mostruosa,
ruvida, tagliente?
Non hai fatto tatuare neppure il cane nuovo,
per buttare via impunemente anche lui, tra qualche anno,
sfruttato e spremuto fino all'osso?
Bravo!
Scommetto che hai pensato "ti ridò la libertà,
vai, manco spreco una cartuccia per farti fuori",
ed aggiunto una pedata perché se ne andasse correndo più in fretta.
O quella brutta ferita sul fianco è un colpo della pietra che gli hai tirato dietro?
E da dove lo hai portato fino qui, perché non ritrovasse le tracce tue?
"Vai" ….ma dove?
A morire sfinito in fondo ad un fosso,
le ossa fracassate da un auto,
preda vivente di ratti famelici?
Scusatemi, so che sono parole dure, rabbiose,
ma io, di cani ridotti così, agonizzanti,
giù, in fondo ad una scarpata,
le zampe posteriori ormai inerti,
straziate e . . . . . rosicchiate,
ne ho visti e non posso dimenticarli!
Meglio che Gaido sia qui al rifugio,
che si riprenda e torni ad essere un bell'esemplare di questa razza generosa e fedele,
troppo spesso maltrattata.
Chissà: forse qualcuno verrà per dargli quanto non ha mai avuto: un po' di tenerezza!
Rifugio Remondetti-Cassadro. Trofarello

domenica 4 settembre 2011

Magari domani

La pioggia battente,
il muro scrostato,
il ponteggio,
il rullo per verniciare,
la scala,
l' antimacchia,
il nastro di carta,
lo stucco,
la siepe da potare,
il gatto che muore,
la serpe in giardino,
la mia vecchia valigia di cartone,
quasi, quasi che la preparo e parto.........
magari domani, ora non posso,
magari domani.