domenica 30 gennaio 2011

La notte, la moka e il gatto.


Una vampata di calore mi sveglia, il gatto arriva, controlla se sto bene e mi si sdraia sulla schiena, come se potesse aiutarmi, invece mi accalda ancora di più, tiro fuori il piede dal lenzuolo, lui lo azzanna, vuole giocare, ma sono le cinque del mattino e mi chiedo se gli animali abbiano la facoltà di distinguere la notte dal giorno, la risposta è che loro vivono in nostra funzione: -se ti muovi sei sveglia, quindi presente, e, voglio dimostrarti che ci sono anche io vicino a te-

Non è che a me questo vada molto bene adesso, fa freddo ma ho caldo, sono gli strani scherzi dell' età, adolescente al contrario, mi piace pensarla così.

Mi alzo, mi svesto, mi rivesto e mi metto sul gas il caffè, fa schifo il caffè che preparo ma è per distrarmi o forse per pensare chissà...

Il gatto mi guarda, fa uno sbadiglio e in un attimo è sui pensili, il suo posto preferito per osservare, mi verso il caffè in una tazza da tisana, quelle che hanno il buco sul manico dove poter riporre il cucchiano.

Non si potrebbe bere tanto caffè nall' età dell adolescenza al contrario, ma sono vizi che si sono presi con il tempo e un po' me ne sbatto le balle.

Prendo la tazza in mano, la porto alla bocca, guardo il gatto e penso che non esista maschio più egoista dell' uomo, lo penso da anni, ma ora ne ho la certezza.

Con questa magra certezza prendo una pastiglia omeopatica e me ne torno a letto, l' adolescenza al contrario passerà e il gatto con i suoi occhi sornioni mi segue, sembra dire:-se hai bisogno io sono qui-.





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